giovedì 25 febbraio 2021

Eos, la dea dell'Alba

Eos, la dea dell'Alba


Dischiude le porte del giorno, la bellissima Dea dalle dita rosee e dalle braccia dorate, madre dei Venti e degli Astri. Eos, (assimilabile alla romana Aurora), figlia del titano Iperione, è la Dea greca dell'alba.

Ella accompagna la nascita del nuovo giorno. Conduce sicura la biga trainata da due splendidi cavalli alati, Faetonte e Lampo, precedendo il carro di Helios. Il Dio del Sole è suo fratello, la Luna (Selene) sua sorella. Meravigliosa Dea alata, seconda per bellezza solo ad Afrodite, vestita d'oro e di fiori, Eos sposò il titano Astreo con il quale ebbe quattro figli, i venti Borea, Zefiro, Noto e Apeliote.

Attirò la brama di Zeus che la fece sua. Si innamorò del gigante Orione e poi cedette alla corte di Ares, il Dio della guerra. La storia tra i due suscitò le ire della capricciosa Afrodite che voleva Ares tutto per lei. Eos pagò pegno e la sua condanna fu quella di innamorarsi di continuo di uomini mortali.

La Dea si rivelò a giovani avvenenti per amori passeggeri fin quando non incontrò Titone, fratello di Priamo, sovrano di Ilio. L'uomo cedette all'amore della Dea e fu da lei rapito. Si ritrovò prigioniero in un maestoso palazzo in Aethiopia. Eos supplicò Zeus di donare al suo innamorato l'immortalità.

La ottenne, dimenticando però di chiedere anche l'eterna giovinezza. Titone negli anni invecchiò inesorabilmente, divenendo malfermo, sofferente e dalla voce stridula. Eos lo ripudiò non sopportando più i suoi lamenti. L'anziano e immortale uomo fu confinato in una grotta buia e profonda.

Il povero Titone divenne così una cicala o fu trasformato in una cicala secondo un mito tardo. Di Titone le rimanevano i due amati figli, Ematione e Memnone. Quest'ultimo fu principe d'Etiopia e durante il conflitto troiano, cadde per mano di Achille. Eos ne fu talmente addolorata da piangerne ogni mattino la morte. Le liquide perle delle sue lacrime cadendo sulla Terra formarono la rugiada.

La maledizione di Afrodite continuò il suo implacabile corso. Eos finì per innamorarsi perdutamente di Cefalo, uno splendido ragazzo, grande cacciatore e sposo di Procri, figlia del re ateniese Eretteo. Durante una battuta di caccia in un bosco, Eos rapì Cefalo. Tentò di sedurlo ma il giovane, innamorato della consorte, la rifiutò con sdegno.

Eos allora gli insinuò il dubbio che fosse proprio Procri a tradirlo. Se la Dea avesse avuto ragione, Cefalo si sarebbe concesso a lei. Fu così che Eos trasformò Cefalo in uno straniero che si presentò a Procri portando meravigliosi doni. La fanciulla, ammaliata dall'uomo, cedette alle lusinghe. A quel punto Cefalo assunse le sue vere sembianze. Procri, umiliata, fuggì a Creta.

Il Fato fece rincontrare anni dopo i due sposi che si riconciliarono. Ma per un incredibile gioco beffardo del destino o per intercessione della stessa Eos o di Artemide, Cefalo uccise per errore Procri durante una battuta di caccia. Altri due amanti mortali della volubile Dea dell'Alba furono Ganimede e Clito.

In Egitto, due enormi statue del faraone Amenhotep III si legarono fin dall'antichità al mito di Eos. All'alba di ogni giorno una di queste "emanava" una sorta di lamento. Il fenomeno fu interpretato dagli storici greci come il saluto dell'eroe e figlio prediletto Memnone alla madre Eos.

In realtà tale suono era causato dal riscaldamento della roccia e dal vento che ne percorreva le fessure. Sta di fatto che ancora oggi le due statue suddette sono conosciute come "I Colossi di Memnone". Nell'iconografia Eos è rappresentata come una donna con sembianze "angeliche". Quando apre le porte dell'alba, ella è coronata da rose e rose sono ai suoi piedi... quegli stessi fiori che sulla Terra vivono della rorida rugiada che stilla dagli occhi di una madre che ha perso il figlio più caro... per l'eternità.

A cura di Andrea Contorni

Note e bibliografia: