giovedì 18 febbraio 2021

Eracle (Alcide), le origini del mito

Eracle lotta con il leone


La notte durò per tre lunghi cicli mentre Zeus si accoppiava con la meravigliosa principessa Alcmena di Micene, dopo aver preso le sembianze di Anfitrione, marito di lei e re di Tirinto. Quando questi rientrò nelle proprie stanze, ignaro di tutto, si unì alla propria sposa.

Alcmena diede così alla luce due bambini, in apparenza gemelli, per la gioia di Anfitrione che li credeva entrambi suoi. Ma il primo era il frutto dell'amore divino, l'altro (Ificle) di quello mortale. Il grande indovino Tiresia rivelò ad Alcmena la natura del suo primogenito e la donna temette la vendetta della gelosa Hera.

Per questo chiamò il figlio Eracle, che significa "Gloria di Hera" nel tentativo di rabbonire la Dea. Un'altra versione racconta che Ermes, istigato da Zeus, attaccò il piccolo al seno di Hera mentre dormiva. Fu così che egli divenne forte e valoroso e conseguentemente assunse il nome di Eracle.

Vi racconto un'ulteriore versione, quella forse più conosciuta. Il giovane crebbe col nome di Alcide, patronimico ricavato da Alceo, che era il nonno paterno. Alcide era un prode guerriero dotato di una forza incredibile. Nella guerra tra le poleis di Tebe e Orcomeno, Alcide dimostrò tutto il suo valore guerriero.

In cambio Creonte, re di Tebe, gli concesse la mano della figlia Megara. Ritornato in Grecia dopo aver partecipato alle imprese degli Argonauti (secondo alcuni autori), Alcide vendicò la morte di Creonte, uccidendo l'usurpatore Lico. Alcide era un uomo potente e rispettato, acclamato dalla folla e appagato dalle sue memorabili imprese.

Amava sua moglie e i tre figli avuti con lei. Tuttavia la consorte di Zeus, Hera, lo spiava con odio dall'Olimpo. Alcide era l'ennesimo figlio dei tradimenti del padre degli Dèi. Decise di maledirlo, rendendolo folle. E fu così che un giorno, Alcide armato di arco e frecce, entrò nella sala del palazzo dove stavano giocando i suoi tre figli e i due del fratello Ificle.

Accecato dalla follia, uccise tutti i pargoli con colpi precisi e letali. Poi si "risvegliò" dallo stato alterato rendendosi conto di quanto aveva compiuto... Il suo tempo a Tebe era finito. Raggiunse Delfi per consultare la pizia al fine di conoscere cosa gli Dèi avessero in serbo per lui.

Un sacerdote cieco gli disse che il suo nuovo nome sarebbe stato "Eracle" ovvero "Gloria di Era" e che ben dodici prove difficilissime lo avrebbero atteso per espiare la sua colpa e ricevere in dono l'immortalità degli Dèi. Era il principio della leggenda di Eracle e delle sue fatiche...

A cura di Andrea Contorni

Note e bibliografia:
  • "Le fatiche di Ercole", RBA Edizioni.