giovedì 15 febbraio 2024

Il mito greco di Leda e il Cigno

Leda e il Cigno, il mito greco


Leda e il cigno è un mito greco complesso per via delle molte versioni discordanti e uno dei ripresi in arte da personaggi del calibro di Michelangelo Buonarroti, Tintoretto e Leonardo da Vinci.

Questa leggenda è importante per le conseguenze dell'incontro tra la bellissima Leda e il cigno che in realtà era Zeus sotto mentite spoglie. Come al solito, esistono diverse varianti del mito ma io vi racconto quella più comune e universalmente accettata. Mentre Leda camminava sulle rive del fiume Eurota, fu avvicinata da un meraviglioso cigno che la donna accolse tra le sue braccia. I due finirono per stare insieme: c'è chi dice che il padre degli déi rimase in forma animale, chi invece sostiene che alla fine si palesò per chi realmente fosse. Alcuni artisti hanno "immaginato" l'atto sessuale tra i due. Mi sovviene la scultura del francese Auguste Clésinger, realizzata nel 1864 e conservata presso il Museo di Piccardia di Amiens. Essa immortala il momento stesso in cui il rapporto sta per essere consumato in una scena dal forte erotismo. Prima di lui, Michelangelo aveva rappresentato la stessa situazione in una tavola perduta di cui rimangono oggi alcune copie e varianti.

Tornando al mito, quella stessa notte, Leda giacque anche con Tindaro, suo marito, re di Sparta. Qualche giorno dopo, la donna depose due uova: da uno nacquero Elena e Polluce, figli di Zeus, mentre dall'altro spuntarono Clitemnestra e Castore, figli di Tindaro. Questa leggenda. con molti dei suoi personaggi, si pone alla base della guerra di Troia, capiamone il perché...

Tindaro per un certo periodo ospitò a corte due celebri principi micenei spodestati: i fratelli Agamennone e Menelao. Angosciato dalla bellezza folgorante di Elena, ormai giunta in età da matrimonio, Tindaro accettò una delle tante presunte idee geniali di Ulisse. Fece giurare con atto solenne a tutti i pretendenti alla mano della meravigliosa fanciulla, di correre in caso di necessità in soccorso del prescelto alle nozze, senza obiezioni e per qualunque motivo. Forse doveva essere un modo per far desistere i tanti candidati, in realtà tutti i re della Grecia accettarono, pur di avere Elena. Sta di fatto che quando la meravigliosa donna fu rapita da Paride, Menelao si appellò al vecchio giuramento per avere alleati in guerra. E tutta la Grecia mosse contro Troia.

Alla base delle diatribe amorose che coinvolsero Elena, allo stesso modo delle sorelle Timandra e Clitemnestra, c'era un errore, l'ennesimo, di Tindaro, un tipo che purtroppo non ne combinava una giusta. Il sovrano infatti non onorò Afrodite durante un rito. In pratica fece offerte a tutte le divinità, dimenticandosi proprio della dea della bellezza. E Afrodite, come ringraziamento per tale onta, maledisse tutta la prole femminile di Tindaro, condannando le ragazze ad essere adultere, a sposarsi varie volte e a subire le intemperanze dei propri mariti. E fu così che ElenaTimandra e Clitemnestra condivisero un destino infelice, soffrendo le pene d'amore e i tradimenti dei consorti.

Tanto per fare un punto riguardo questa maledizione. Di Elena sappiamo tutto. Clitemnestra perse il primo marito e il figlioletto per colpa di Agamennone che l'aveva costretta a sposarlo con la forza, dopo aver eliminato i due. Durante il conflitto troiano, la regina di Micene fece coppia con Egisto, il cugino del re. Quando Agamennone tornò a casa portandosi dietro come concubina Cassandra,  Clitemnestra, con la complicità dell'amante, si sbarazzò di entrambi. La donna era erosa dall'odio per il marito. Al dolore per la perdita della prima famiglia, si era aggiunto quello per il sacrificio della povera e amata figlia, Ifigenia. La presenza di Cassandra a corte, schiava dell'Atride, rappresentò la classica goccia che fece traboccare il vaso.

Clitemnestra fu infine uccisa da suo figlio, Oreste, che in tal modo vendicò la morte del proprio padre. Sorte simile ma meno tragica toccò all'altra sorella, Timandra, regina di Tegea e poi di Dulichio, la quale, anima in pena, ebbe una vita amorosa turbolenta e senza pace.

A cura di Andrea Contorni

Note e bibliografia:
  • "I Miti Greci" di Robert Graves. Longanesi Editore (2018).