Un viaggio nella concezione dell’Oltretomba nella mitologia greca e nelle principali divinità ctonie che governano morte, destino e aldilà.
- A cura di Andrea Contorni -
Nella mitologia greca, l'Oltretomba non era un luogo di dannazione eterna ed universale, ma un regno necessario dell'ordine cosmico. Lo possiamo considerare una sorta di specchio invisibile del mondo dei vivi. Sovrano di questa realtà sotterranea era Ade. Con i suoi fratelli, Zeus e Poseidone, formava la triade che dominava i tre regni del cosmo: il cielo, il mare e appunto gli inferi. Non dobbiamo considerare Ade come una divinità malvagia al pari del demonio cristiano ad esempio. Ade non rappresentava il male ma l'ineluttabilità della morte e l'ordine del mondo ctonio. La sua sposa era Persefone, figlia di Demetra e Zeus. Secondo la tradizione, Persefone fu rapita da Ade mentre coglieva fiori in un campo. Grazie all'intercessione di Zeus, venne stabilito che ella avrebbe trascorso parte dell'anno con la madre in superficie (primavera ed estate) e parte con lo sposo nelle profondità della terra (autunno e inverno). Persefone divenne pertanto anche la dea della primavera incarnando il ciclo naturale di morte e rinascita e dunque l'alternarsi delle stagioni.
L'Ade non era l'inferno come lo conosciamo al giorno d'oggi, frutto della concezione dantesca e destinato ai soli "peccatori". Accoglieva tutte le anime dopo la morte senza distinzione tra colpa e virtù. Per gli antichi greci, l'anima del defunto, una volta abbandonato il corpo terreno, veniva condotta in un regno sotterraneo regolato da proprie leggi divine. Nell'Odissea, Omero descrive gli Inferi come una landa misteriosa, oscura e desolata dove si aggiravano le ombre (non le anime) dei trapassati senza alcuna separazione tra buoni e cattivi. In età classica, l'Ade fu immaginato diviso in zone: sul Prato degli Asfodeli dimoravano le anime di chi in vita era stato né malvagio né troppo virtuoso. I Campi Elisi erano riservati ai giusti e agli eroi. Infine nel Tartaro, il luogo più buio e profondo sotto la terra, (da cui probabilmente deriva la concezione cristiana di inferno), erano rinchiusi coloro che avevano infranto l'ordine sacro degli dèi. Zeus vi gettò i Titani e i Giganti dopo averli sconfitti. I morti senza tomba erano invece costretti a vagare al di fuori del regno. Virgilio aggiunse anche i Campi del Pianto destinati ai suicidi e a coloro che in vita cedettero alla passione.
Per entrare nell'Ade, bisognava prima superare Cerbero, il terribile mastino a tre teste, poi pagare l'obolo a Caronte per oltrepassare il fiume Acheronte, infine si arrivava dinanzi a tre giudici tutti figli di Zeus: Minosse (l'ex re di Creta), Radamanto (altro sovrano cretese) ed Eaco (re dell'isola di Egina). Questi decidevano del destino delle anime e del loro luogo di permanenza. Per concludere, l'Oltretomba greco era uno spazio sacro e necessario dove la memoria e l'oblio si intrecciavano. Non era un luogo di terrore ma il posto oscuro dell'equilibrio cosmico senza il quale la vita stessa non sarebbe potuta esistere.
Dopo questa brevissima descrizione dell'Ade, passo in rassegna tutte le divinità connesse al mondo dei morti. Dobbiamo però fare una regressione al contesto religioso pre-olimpico. Prima dell'avvento degli dèi dell'Olimpo, (Zeus, Hera, Poseidone, Ade, Atena etc etc), la concezione greca dell'Oltretomba si legava alle potenze primordiali quali la terra, la notte e il destino. Non erano figure antropomorfe nel senso classico ma entità universali e potenti che esistevano dalle origini del mondo. Il Caos, il vuoto assoluto da cui tutto nasce, Erebo, l'incarnazione dell'oscurità profonda, Nyx, la Notte primordiale e Gea, la Madre di tutto ciò che vive, erano divinità antiche più temute che venerate. Vi invito a leggere questo articolo con il video annesso del mito della nascita del mondo.
Nella visione pre-olimpica, l'Oltretomba non era un regno organizzato ma una condizione cosmica di ritorno alla terra, alla notte e al destino. Le divinità ctonie primordiali rappresentavano la paura primigenia dell'uomo per l'ignoto, ma anche la sua accettazione del ciclo naturale della vita: nulla muore davvero, tutto ritorna. Con l'avvento di Ade, questo spazio infinito e senza forma venne ordinato e appunto "governato".
In epoca classica scaturirono le principali divinità ctonie che si affiancarono ad Ade e Persefone. Abbiamo la misteriosa Ecate, raffigurata come triplice (fanciulla, madre e anziana), associata alla magia, ai crocicchi e al mondo degli spiriti. Compagna di Persefone nell'Oltretomba, Ecate aveva anche funzione di guida delle anime. In epoca ellenistica il suo culto si legò alla stregoneria. Ancora oggi Ecate è venerata in movimenti neopagani. Thanatos e Hypnos, figli gemelli della Notte (Nyx) erano divinità minori del pantheon ellenico ma fondamentali per l'ordine cosmico. Thanatos, personificazione della morte stessa, dio temuto e violento, dimorava nel Tartaro. Hypnos, dio del sonno, aveva il potere di addormentare uomini e divinità. Fratello "buono" di Thanatos, rappresentava il legame intimo tra il sonno e la morte. Nate dal sangue di Urano o figlie della Notte, Aletto, Megera e Tisifone erano le Erinni, tre sorelle che personificavano la vendetta soprattutto nei confronti di chi colpiva i propri familiari. Altre tre sorelle, Cloto, Lachesi e Atropo, filavano il destino di ogni uomo fino a reciderlo segnandone la morte. Parliamo delle Moire; Cloto filava lo stame della vita, Lachesi determinava i giorni felici e quelli sventurati, Atropo, la più anziana, recideva il filo con affilate cesoie.
Nel mondo dei morti della mitologia greca non c'era solo paura, ma consapevolezza. L'Oltretomba non era il luogo della fine, bensì quello del ritorno all'ordine, dove ogni esistenza trovava il proprio posto nel grande disegno del cosmo. Tra ombra e silenzio, tra memoria e oblio, i Greci hanno immaginato la morte come una soglia necessaria, non come una condanna. Un regno severo ma giusto, antico quanto la terra stessa, che ricordava all'uomo la fragilità della vita e, insieme, la sua sacralità. Solo accettando il limite ultimo dell'esistenza si comprendeva davvero il valore del vivere. E dal mondo dei morti non si poteva tornare indietro come testimonia lo splendido mito di Orfeo ed Euridice.
- "I miti greci" di Robert Graves. Longanesi. 1992.
- "Mitologia. Le epiche imprese di eroi e divinità", RBA Italia. 2017.
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