domenica 6 aprile 2025

Cos'è il mito: significato, origine e funzione nella storia e nella cultura

Mitologia Classica - Che cos'è il mito

Dalla Grecia antica al mondo moderno, una guida chiara per capire cosa sono i miti, perché nascono e come influenzano ancora oggi la nostra visione del mondo. 

- A cura di Andrea Contorni - 

È vero, siamo nell'epoca dei riassuntini concepiti in pochi secondi dall'intelligenza artificiale. Ma io credo ancora fermamente nelle risorse testuali "tutte umane", dunque redatte e costruite dopo aver letto libri e testi di studiosi e ricercatori. Non voglio fare campagne contro i contenuti elaborati da ChatGPT e le sue sorelle virtuali ma bisogna considerare che quanto propongono è di fatto una miscela di varie informazioni raccolte in rete. Non c'è ancora un accurato controllo della validità delle fonti e per quanto riguarda il mito nello specifico, le tante versioni di una stessa vicenda, nomi uguali o simili che si ripetono per svariati personaggi, possono creare una certa confusione nei contenuti artificiali. Pertanto, dobbiamo stare attenti.

Detto ciò, ho deciso di aprire su questo blog una piccola sezione per studenti partendo dalle basi del mito. In realtà tutto il sito nasce come risorsa scolastica essendo stato alle sue origini un progetto appunto scolastico. Forse il primo articolo all'epoca doveva essere proprio questo: "Cos'è il mito: significato, origine e funzione nella storia e nella cultura".

La parola "mito" deriva dal greco "mythos" che significa "racconto, parola, discorso". Si tratta di una narrazione fantastica che però dobbiamo distinguere dalla favola, dalla fiaba e soprattutto dalla leggenda. Le differenze tra mito e leggenda sono molto importanti perché l'errore di accomunare questi racconti è comune quando in realtà hanno funzioni e contenuti ben distinti. Nel dettaglio, il mito è un'antica narrazione fantastica in grado di dare risposte alle grandi domande degli uomini. Ha un valore sacro e simbolico e narra dell'origine del mondo e dell'universo, degli dèi e degli uomini. Giustifica i fenomeni naturali e persino la nascita degli esseri viventi in apparenza più insignificanti sia nel mondo animale che vegetale. Pensiamo ad esempio al mito di Aracne (la nascita del ragno) a quello di Eos e Titone (la nascita della cicala), al primo olivo della storia voluto da Atena, al mito di Prometeo che dona il fuoco agli uomini.

Le vicende mitologiche sono ambientate fuori dal tempo storico, in un'epoca remota, generica e mai perfettamente databile. Hanno come protagonisti divinità (nella mitologia greca, Zeus, Atena, Apollo etc etc), esseri mostruosi e sovrannaturali (Medusa, la Sfinge, Cerbero, la Chimera, Giganti, Ciclopi etc etc), eroi che portano a compimento imprese sacre talmente grandi da condizionare il destino di un popolo intero (Giasone, Eracle, Perseo), a volte anche uomini e donne comuni destinati dagli dèi a qualcosa di più grande di loro. Nella maggior parte dei casi, i luoghi in cui avvengono queste storie sono parte di una geografia fantastica anche se non mancano luoghi reali, spesso idealizzati. Pensiamo al monte Olimpo, dimora degli dèi e considerato in antichità una montagna inaccessibile agli uomini.

La leggenda invece ha un fondo di verità storica al quale si aggiungono elementi fantastici. Spesso racconta le gesta di personaggi realmente esistiti, santi, sovrani, fondatori di città, valorosi cavalieri o eroi in generale. Di solito riusciamo a collocare la leggenda in un tempo storico identificabile, a noi più vicino. La saga di Re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda è leggendaria anche se spesso la troviamo citata come "mito". Anche la storia di Romolo e Remo è considerata una leggenda seppur contenga alcuni elementi mitici. È vero che i due gemelli sono figli del dio Marte e vengono salvati da una lupa, ma sono eroi umani, fondano Roma in un tempo ben definito e in un'ambientazione riconoscibile (il Palatino, il Tevere, il Latium Vetus). Siamo dinanzi a una leggenda arricchita di quei tratti mitici che servono a donarle sacralità e un significato più profondo.

Il mito ha una sua funzione specifica? Certamente. Il mito è la memoria di un popolo. Ogni cultura, dalla Grecia all'Egitto, dalla Mesopotamia all'India, dai popoli del Nord Europa agli Indiani d'America, ha il proprio esteso patrimonio mitologico. In esso vivono e sopravvivono al tempo la memoria e le tradizioni di una civiltà. Andando oltre la narrazione fantastica, si può apprendere tantissimo di una cultura e ritrovare nel mito, con le dovute attenzioni, persino una fonte storica. Oltre a spiegare l'origine del mondo, il mito deve trasmettere valori e norme sociali; è una sorta di guida esatta di comportamento per l'essere umano. Attraverso il mito l'uomo dovrebbe comprendere come affrontare la propria esistenza evitando di cadere in quelli che sono i difetti tipici della nostra natura (l'avarizia, la gelosia, l'esaltazione di sé stessi, la smodata ambizione etc etc).

Quanti tipi di mito esistono? Senza andarci a complicare la vita distinguiamo sei sole tipologie principali di mito:
  • Miti cosmogonici: sono racconti che spiegano l'origine dell'universo e del mondo. "Cosmogonia" dal greco "Kosmos" (mondo, origine) e "Génesis" (nascita).
  • Miti teogonici: narrano la nascita degli dèi e le loro relazioni.
  • Miti antropogonici: trattano della creazione dell'uomo e l'origine della vita umana.
  • Miti escatologici: descrivono la fine del mondo e il destino ultimo dell'uomo.
  • Miti eroici: raccontano le grandi imprese di eroi che affrontano sfide sacre e straordinarie.
  • Miti eziologici: spiegano l'origine di un fenomeno naturale. Come ha avuto origine una costellazione, la nascita di un culto o di qualunque cosa appartenga al mondo animale o vegetale.
Il mito ha attraversato secoli e millenni grazie alla tradizione orale. Frasi brevi, ripetizioni, formule fisse e dialoghi semplici hanno assicurato che il racconto a voce fosse tramandato di generazione in generazione. Lo stile di queste narrazioni era solenne perché il contenuto del mito è sacro ed è sempre stato considerato tale. I miti in origine venivano decantati e recitati ad alta voce dai poeti, dai sacerdoti e dagli anziani, spesso accompagnati da musica e canti. Con la scrittura, i miti vennero fissati su pergamene e tavolette. In Grecia, questo passaggio dall'orale allo scritto avvenne tra l'VIII e il VII secolo a.C. con Omero ed Esiodo. Proprio a causa dell'iniziale tradizione orale, ogni vicenda ci è stato tramandata in varie versioni che testimoniano l'adattamento del mito ai tempi e alle domande del popolo che lo ha prodotto. La storia di Medusa è la più diretta testimonianza di un mito che ha subito evoluzioni importanti nel corso della sua esistenza. Ne parlerò però in altra occasione!

mercoledì 2 aprile 2025

Ifide e Iante: amore, identità e metamorfosi nel mito più inclusivo dell’antichità

Il mito romano di Ifide e Iante

Una fanciulla allevata come un maschio e trasformata da Iside in uomo per amore della bella Iante. Un racconto simbolico che intreccia identità di genere, purezza del sentimento e sincretismo religioso tra Grecia, Roma e l'antico Egitto... 

- A cura di Andrea Contorni - 

La storia di Ifide (Iphis o Ifi) e Iante è una delle più affascinanti, toccanti e moderne dell'intero patrimonio mitologico classico. La possiamo considerare un mito romano e non greco seppur gli elementi di commistione siano molteplici. La racconta Ovidio, sommo poeta romano vissuto tra il 43 a.C. e il 18 d.C. nel libro IX delle "Metamorfosi", opera latina dell'età augustea. Stupisce come questo mito riesca ad affrontare tematiche profonde legata all'identità di genere e all'amore non convenzionale e lo faccia con una delicatezza e una positività che spesso non sono riscontrabili neppure ai giorni nostri.

Venendo alla vicenda. A Creta in una famiglia di umili origini stava per venire a mondo un bambino. Ligdo, il padre, sperava che fosse un maschio in modo tale che un domani potesse essere utile al sostentamento della famiglia. Allo stesso tempo dichiarò, seppur con dolore, di non avere i mezzi economici per allevare una figlia femmina. Pertanto se fosse nata tale, andava soppressa. Teletusa, la madre, era disperata. Pregò Iside. La dea le apparve in sogno accompagnata dal fedele Anubi, da Bastet, dal sacro bue Api e dal consorte Osiride. Invitò la donna a non aver timori e a proteggere la nascitura. Quando la piccola nacque, Teletusa decise pertanto di salvarla. Finse che era un maschietto nascondendo la verità al marito. Le fu dato il nome di Ifide (Ifi) che era stato del nonno paterno.

La messa in scena andò per il meglio. Ifide crebbe come un ragazzo. Fin dalla più tenera età era solita giocare con una fanciulla di nome Iante, figlia dei vicini di casa. In età da matrimonio, i rispettivi padri decisero di fare sposare i giovani. In realtà, Ifide e Iante si amavano già da tempo. Ma Ifide, consapevole del suo vero sesso, sapeva di non poter vivere in pieno il profondo amore che nutriva per Iante. Il matrimonio fu rimandato varie volte fino a quando non ci fu più possibilità di rinviarlo ancora. Teletusa, conscia del dolore della figlia, si recò con la stessa al tempio di Iside. Sciogliendo i capelli di Ifide e mostrandone l'identità femminile, chiese il soccorso della dea che rispose facendo tremare il suo altare. Il giorno prima delle nozze si compì pertanto una metamorfosi miracolosa. Il corpo di Ifide si trasformò in quello di un uomo. I due innamorati si sposarono e con gioia goderono del loro amore.

Il mito di Ifide e Iante non ha corrispondenze dirette nel contesto mitologico greco. Come abbiamo visto la sua unica fonte è costituita da Ovidio. Tuttavia la tematica e lo sviluppo della stessa richiamano elementi tipicamente ellenistici. Il poeta romano rielabora infatti con squisita raffinatezza alcuni tratti, dall'ambientazione cretese alla psicologia dei personaggi, che appartengono alla cultura greca. Scendendo nel dettaglio, Creta ad esempio è una terra legata per tradizione ai cicli misterici e alle trasformazioni. Il tema della trasformazione per volontà divina trae origine da modelli greci arcaici. L'amore tra due donne è esso stesso più affine alla cultura ellenica (ricordiamoci della poetessa Saffo) che a quella latina. E la dea scelta come coprotagonista del mito è appunto Iside. Si tratta di una divinità in origine egizia, consorte di Osiride, dea dell'amore materno, della Luna e della magia. Iside sopravvive alla conquista macedone dell'Egitto ed entra di fatto nell'Ellenismo con tutto il suo fascino divino. Il culto di Iside giunge a Roma nel tardo periodo ellenistico e si diffonde massicciamente.

La Iside ellenistico/romana diviene una sorta di patrona delle donne, una potente dea madre associata alla stessa Hera/Giunone o assimilata a Cibele o a Demetra/Cerere altre manifestazioni o emanazioni divine del concetto di madre universale. Il suo culto è anche misterico essendo Iside connessa a concetti quali la trasformazione, la resurrezione e il passaggio da una forma all'altra. Ritornando al mito di Ifide e Iante, sembra chiaro che Iside appare come l'unica dea in grado di porre rimedio alla situazione senza giudicare. Siamo dinanzi a una scelta culturale che riflette la spiritualità sincretica dell'epoca. La dea che in un certo senso ha unito Oriente e Occidente diviene allo stesso modo il ponte per il superamento delle barriere e l'accoglienza della diversità.

Lungi da me modernizzare il mito in questione ma siamo dinanzi a un qualcosa di profondamente inclusivo, originale, aperto e compassionevole soprattutto in considerazione dell'epoca in cui fu scritto. Possiamo affermare che il mito di Ifide e Iante è un racconto che nasce in un contesto classico ma parla al presente perché rarissimo esempio di narrazione mitica con protagonisti femminili legati da un amore non convenzionale. E con l'accettazione di tale amore e della vera identità di Ifide termina questo mito, un vero e proprio inno alla libertà di essere...

Giunone, et Himeneo con Citherea
Lasciar quel giorno il mondo de le stelle,
E fè risplender l'una, e l'altra Dea
con Himeneo le più chiare facelle.
Nel letto, che lo sposo usar solea,
Fer d'ambi entrar le membra ignude, e belle.
E col favor de l'alme elette e santen
Ifi godè fatt'huom la bella Iante...

Publio Ovidio Nasone - Libro IX - Le Metamorfosi - traduzione di Giovanni Andrea dell'Anguillara (1561)